Shūhei Hirayama è un tranquillo vedovo che va per i 60; ex ufficiale di marina, ora manager in una fabbrica, Hirayama è padre di 3 giovani: un trentaduenne sposato e due ancora a casa (un maschio di 21 e una ragazza di 24).
Durante una rimpatriata con 5 compagni di liceo, succede che il loro vecchio professore si ubriaca e comincia a parlare dell’infinita tristezza d’esser soli a questo mondo; accompagnatolo poi a casa, Hirayama scopre che l’uomo è caduto un po’ in disgrazia e ora gestisce un micragnoso ristorante di spaghetti e minestre vicino uno dei tanti cantieri che stanno trasformando la vecchia Tokyo nella nuova metropoli futuristica senza memoria che è oggi.
Nel mezzo di questa serata sempre più deprimente, il nostro protagonista scopre anche che il professore, rimasto vedovo, vive con la figlia zitella oramai quarantenne (indi fuori mercato) e comincia perciò a riflettere sulla sua situazione familiare, per certi versi molto simile a quella del vecchio ubriacone.
Riempitosi il cuore di profonda rassegnazione, decide quindi di cercare un marito per la figlia prima che sia troppo tardi.

Interessantissimo ultimo film per il grande regista giapponese Yasujirō Ozu, Il sapore del sakè (che dalla regia mi dicono chiamarsi in realtà Il sapore della costardella), è una bella opera riflessiva sugli anni che passano e l’inevitabile avvicendarsi delle trasformazioni (qui rappresentate in chiave simbolica dalla stagione autunnale, pragmaticamente dalla Tokyo mutapelle e in maniera più tangibile dalla rampante nuova generazione, desiderosa di un Giappone occidentalizzato e distante dalla retorica militare dei genitori).
Girato nel più classico stile orientale, ovvero telecamera fissa, poco e superfluo dialogo e interminabili sequenze che a volte fanno un po’ incazzare, Il sapore della costardella è però costellata d’immagini davvero pregevoli e alcune situazioni molto poetiche: dalle tante inquadrature di ambienti vuoti in cui la presenza umana è rappresentata unicamente dagli oggetti fino alla struggente scena finale che rompe ogni dubbio sull’inutilità del matrimonio della figlia come redenzione di una vita vissuta a metà.
VOTO:
3 costardelle e mezza
Titolo originale: 秋刀魚の味
Regia: Yasujirō Ozu
Anno: 1962
Durata: 112 minuti
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