La storia la sanno pure i sassi ormai (almeno spero), quindi non entro nei dettagli.
Un impresario miliardario vuole costruire un parco dei divertimenti con i dinosauri a fare da attrazione; prima dell’apertura, chiama un paleontologo, un matematico, una paleobotanica, un avvocato e i suoi due nipoti per fare un giro di prova…e le cose vanno a scatafascio.
Correva l’anno 1993, io mi apprestavo ad andare in prima media, e Steven Spielberg mi omaggiava facendo uscire il film più fico che un bambino potesse mai desiderare.

Tratto dal romanzo omonimo di Michael Crichton (cristo, non sapevo fosse morto!), il film si concentra sulle implicazioni della manipolazione genetica ed il classico mito di Prometeo: quando gli umani giocano a fare gli dei, brutte cose accadono.
Come ciliegina sulla torta, c’è la moraletta che la vita trova sempre il modo di emergere, indipendentemente dalle costrizioni a cui l’uomo la sottopone.
Spielberg, si sa, è un reazionario con poca fiducia nella scienza, basti pensare a Minority Report, ET e Incontri ravvicinati del terzo tipo, tutti film la cui morale è più o meno “gli scienziati sono insensibili e un po’ ottusi mentre l’amore vince su tutto”.
A differenza di Berlusconi però, Steven sa fare una cosa bene nella vita, cioè girare i film, e con Jurassic Park ce lo ha dimostrato ampiamente (come se ce ne fosse bisogno); qui tutto funziona alla perfezione: dal sapiente e sporadico uso della computer grafica (vera pietra miliare nel campo), alla caratterizzazione dei personaggi (meravigliosa Laura Dern, vera eroina donna che per farcela nella vita non usa la sensualità ma bensì il cervello, alla faccia dei beceri maschilisti ignoranti dei nostri tempi che non sanno scrivere un personaggio femminile senza metterci dentro una battuta sessista).
In questi giorni esce Jurassic World e, al di là del giudizio generale, una cosa si può facilmente evincere: il pubblico odierno non riesce più a digerire un film se non è pompato alla massima potenza nel comparto tecnico.
Ed ecco un esempio per capire meglio:

Sopra Jurassic Park, sotto Jurassic World: il secondo ha chiaramente subìto un lavoro di saturazione dei colori per impressionare meglio un pubblico incapace ormai di sorprendersi con la semplice caratterizzazione dei personaggi.
Questa è la generazione Instagram, l’applicazione di merda che altera le foto facendole quadrate e rovinandone colori, bilanciamenti e consistenza cromatica .
Una volta questi erano considerati errori, ora sono la regola.
Per fortuna esiste la storia, cioè la trascrizione fisica delle esperienze del passato, che ci permette ancora oggi di assaporare Jurassic Park, un film di fantascienza come cristo comanda.
VOTO:
4 Velociraptor e mezzo
Titolo originale: Jurassic Park
Regia: Steven Spielberg
Anno: 1993
Durata: 127 minuti
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Meno male che c’è rimasto qualcuno sano di mente, che non si beve tutto quello che passa il convento. Jurassic Park è un capolavoro del cinema; Jurassic World(ma anche tutti gli altri Jurassic), spazzatura rigurgitata da un cinema schiavo della cultura popolare, e mai dell’arte. Io non sono un esperto di film di fantascienza(comunque li guardo), ma Jurassic Park per me rimane il punto di riferimento per confermare quanto gli effetti speciali siano peggiorati negli anni, piuttosto che migliorati. In passato gli effetti speciali erano creati da ARTISTI con le palle, ora invece ci si affida alla CGI completamente (manovrata da tecnici del pc e non certo da artisti), e i risultati sono quelli hai ben spiegato te: pellicole per un pubblico da Instagram.
“Per fortuna esiste la storia”. Amen.