Un famoso ghostwriter viene assunto per completare la ri-stesura delle memorie dell’ex ministro della Gran Bretagna proprio mentre la corte penale internazionale dell’Aia lo accusa di crimini contro l’umanità.
Sorprese a non finire.
Chiara frecciatina a Tony Blair e al suo (tanto odiato) filo americanismo, The Ghost Writer è un film scritto bene, recitato bene, girato bene, musicato bene e montato bene.
Costellato infatti di tante piccole felici parentesi piene di tensione e umorismo molto tipiche del Polanski dei bei tempi, tipo L’inquilino del terzo piano, questa pellicola non è affatto male e vale sicuramente la pena vederla se si è amanti del genere.
La cosa più divertente però è la sua incredibile ironia non voluta: il film parla di uomo che sfugge alla giustizia internazionale rifugiandosi in USA…
e si dà il caso che Roman Polanski sia sfuggito alla giustizia americana rifugiandosi a Parigi perché nel 1977 pensò bene di stuprare Samantha Geimer, una tredicenne in cerca di notorietà, nella sua bella villa di Los Angeles.
Dal suo esilio a Parigi, dove l’estradizione non fu concessa, Roman non è più potuto entrare in USA o UK per paura di finire in gattabuia, tanto è vero che le scene di questo film idealmente ambientate su suolo inglese e americano sono state girate rispettivamente a Berlino e all’isola di Sylt (Germania).
Sorprendentemente però, finite le riprese di questa pellicola, Polanski è stato arrestato all’aeroporto svizzero di Zurigo per lo stupro sopraccitato e per svariati giorni si pensò che il regista franco-polacco fosse destinato ad essere inculato nelle docce di qualche prigione americana.
Poi però tutto è finito a tarallucci e vino e Roman se la gode col suo cazzo (vecchio) in mano mentre voi fate fatica ad arrivare a fine mese.
Viva la giustizia.
VOTO:
4 pedofili e mezzo (così si dice in giro)
Titolo originale: The Ghost Writer
Regia: Roman Polanski
Anno: 2010
Durata: 128 minuti
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