Aaron e Abe sono due ingegneri che cercano di fare due spicci elaborando invenzioni in garage.
Nel tentativo di creare una macchina anti gravitazionale, i due finiscono per costruire una macchina del tempo e, appena si accorgono del fatto, decidono di usarla per salvare il mondo dal disastro delle guerre…
…no scherzo, la usano per fare impicci in borsa e diventare ricchi.
Voglio dire: sono medio borghesi americani d’altronde, mica ribelli delle piantagioni di caffè.
Il viaggio temporale è leggermente differente da quelli classici alla Back to the future: il viaggio non è istantaneo, ma lineare (anche se a ritroso).
Il viaggiatore infatti deve stare nella macchina per lo stesso tempo utilizzato: se viaggia 12 ore nel passato, deve perciò stare 12 ore dentro la macchina mentre il suo doppio, che nel frattempo sta vivendo la giornata fino al momento in cui lui si mette nella macchina del tempo, deve stare alla larga da tutto e tutti per evitare contaminazioni temporali che potrebbero portare ai famosi paradossi temporali che fungono da pane quotidiano per questo tipo di storie.
Il film è girato bene, in pellicola 16mm, con colori vivi e sballati, grana forte, inquadrature particolari e decentrate, mentre gli attori (il protagonista è il regista stesso) sono bravi e la musica è sì minimale, ma indubbiamente interessante.
Primer è senza dubbio la dimostrazione che si può girare un film con pochi soldi e tanta fantasia.
Una gradita sorpresa da consigliare.
Titolo originale: Primer
Regia: Shane Carruth
Anno: 2004
Durata: 77 minuti
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