La sensitiva tedesca Helga Ulmann entra in contatto telepatico con una mente perversa, una mente assassina e delirante che le instilla talmente tanta paura da farla sbrodolare come una cagnetta in calore.
Questa mente perversa, per timore di veder rivelata la sua vera identità, darà via ad una serie di omicidi, cominciando proprio dalla cagnetta di cui sopra, talmente efferati e strampalati che potranno essere fermati solo da un uomo, uno splendido esemplare maschile della razza umana dotato di un cazzo talmente grande che ci potresti gettare un nocciolo d’oliva nel buco che andrebbe giù dritto fino ai coglioni.
Un bel classico dal regista romano dell’orrore splatterone costellato di numerose inquadrature mozzafiato e scene degne di memoria.
La cosa più interessante è indubbiamente la leggiadria e l’estrema mobilità della machina da presa che aleggia dietro i personaggi come uno spirito assassino pronto a scattare per poi andare a rifugiarsi nelle più assurde posizioni possibili.
Peccato invece che la realizzazione e la tensione vadano un po’ declinando mano a mano che il film procede verso la rivelazione finale.
Resta comunque bello, ma se avesse mantenuto l’altezza artistica della prima mezz’ora, in particolare quel senso di spaesata e tragica teatralità durante la conversazione tra Marc e Carlo, allora ci sarebbe voluta una pertica per tirarlo giù.
VOTO:
4 pertiche
Titolo inglese: Deep Red
Regia: Dario Argento
Anno: 1975
Durata: 127 minuti
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Film storico e giustamente celebrato, ma rivedendolo a distanza di tanti anni i buchi di trama sono tremendi, alcuni veramente inaccettabili.
Fra i tanti, almeno quattro o cinque (lasciando stare anche l’inverosimile, altrimenti non la finiamo più) balzano agli occhi e urlano come le vittime del film, senza ovviamente inficiare più di tanto il gusto della visione.
Sarà che siamo più smagati…
Ciao! Concordo col tuo giudizio, ma alla fine rimane comunque un bel film.