C’è la seconda guerra mondiale e i popoli italici si dividono tra chi parteggia per i fasci e chi fa il partigiano.
Silvio Magnozzi, partigiano romano un po’ sbruffone alla macchia in quel di Como, trova rifugio per svariati mesi in un vecchio mulino assieme alla giovane figlia dei padroni fino a che, avvistati alcuni suoi compagni di lotta armata, abbandona la sverginata in piena notte lasciandosi dietro un mare di promesse di vita assieme.
Finita la guerra, Silvio diventa giornalista di un quotidiano comunista ma presto cominciano a farsi vivi i sentori di una risacca perbenista e arrivista, meschina ed egoista, miope e sopraffattrice che non risparmierà nessuno: dai porci capitalisti ai voltagabbana di sinistra, dai polverosi monarchici ai cittadini comuni senza arte né parte, i popoli italici saranno nuovamente e miseramente uniti dalla loro incontenibile voglia di conformismo nella vana ricerca di riempire il loro atavico vuoto d’amore e voglia d’amare che pure tanto ha prodotto nel campo artistico.
La questione fondamentale che pone questo capolavoro assoluto della commedia all’italiana è tanto semplice quanto apparentamente irrisolvibile se affrontato con quell’impunita volontà di avere la botte piena e la moglie ubriaca: si può vivere felici in questa società di mediocri mantenendo fede ai propri ideali?
Silvio è un comunista idealista che non riesce, anche forse per una mente un po’ fanciullesca, a piegare la propria coscienza per farla passare attraverso le force caudine di una repubblica, quale quella italiana, fondata sull’ecumenismo politico secondo il quale i duri e i puri sono considerati degli stronzi più dai cosiddetti “amici” che da quelli seduti dall’altra parte.
L’eterna lotta intestina di un uomo che si vede continuamente superato da chi decide di mettersi al servizio del potente di turno, poco importa di quale schieramento politico, perché l’individualismo e il libero pensiero viene schifato dagli animali gregari come l’essere umano, è molto sconfortante per chi, tipo il sottoscritto, si rispecchia molto nella figura del povero Magnozzi il quale, con tutti gli errori e le stupidaggini compiute, resta a mio modesto avviso uno degli esempi massimi della bellezza degli umani, gli unici animali che possono morire per un’idea.
VOTO:
5 esseri umani
Titolo inglese: A Difficult Life
Regia: Dino Risi
Anno: 1961
Durata: 118 minuti
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