Via dalla pazza folla (1967)

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Nella cornovaglia inglese d’epoca vittoriana, un luogo e un tempo ricchi di pace e fiducia nel futuro, vivono degli esseri umani profondamente isolati sentimentalmente.

Tra questi vi è Bathsheba Everdene, una giovane donna forte e indipendente che ha appena ereditato la tenuta e i terreni dello zio morto e che ha tutte le intenzioni di prendere in mano le redini del business familiare contro il luogo comune che vede le donne solamente come portatrici sane di utero, latte e prole.

E occasionalmente vagine.

Via dalla pazza folla (1967)
nel caso di Julie Christie possiamo dire che la vagina batte ampiamente utero, prole e latte

Tratto dall’omonimo libro di Thomas Hardy il cui titolo fa riferimento alla folla “frenetica” delle grandi città contrapposta alla tranquillità rurale e che i distributori italiani hanno tradotto con “pazza” che li mejo de li mortacci loro, questo bello e lunghissimo period movie, nonostante i 50 anni passati sotto i ponti e le tante millantate rivoluzioni cultural-sessuali, fa ancora la sua porca figura e non manca di emozionare lo spettatore che abbia l’umile voglia di emozionarsi con le semplici e profonde emozioni umane.
Come da tradizione hollywoodiana, c’è pane per tutti i denti: abbiamo una protagonista femminile indipendente e cabarbia con un angolo tenero e desideroso di affetti che può attirare quella fetta di pubblico interessata al femminismo soft da riviste tipo Cosmopolitan; a seguire c’è Gabriel Oak che, nomen omen, rappresenta la costanza e la sopita potenza della noiosa tradizione e che Bathsheba rifiuta in giovine età per seguire il cuore e lo spirito ma che gira che rigira finisce per sposare perché alla fine si rende conto quanto Gabriel sia e sia sempre stato il suo unico e più vero amico; poi c’è il sergente Frank Troy, spirito eccentrico ed egocentrico a cui piace vivere e lasciarsi vivere e che finisce spesso a bere e giocare d’azzardo alla vana ricerca di un modo per spegnere i demoni che gli girano in testa; infine troviamo il penoso William Boldwood, un uomo di solide prospettive economiche e sicuramente compagno devoto e gentile, ma indubbiamente ristretto e potenzialmente terribile a letto.

Nelle quasi 3 ore di film, molte sono le scene che rimangono impresse; una su tutte, l’incredibile e semi-preistorica danza sessuale dello spadino che Troy realizza per Bathsheba in mezzo alle vaste praterie inglesi con tutta quella sua frenetica voglia pazza di trafiggerla da parte a parte.

VOTO:
4 spadini

Via dalla pazza folla (1967) Voto

Titolo originale: Far From the Madding Crow
Regia: John Schlesinger
Anno: 1967
Durata: 168 minuti

I film sono visti rigorosamente in lingua originale.
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Autore: Federico Del Monte

I was Born, I Live, I will Die

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