Jerry Calà è un povero sporcaccione semi-disoccupato che pensa solo ed unicamente alla fregna, alle zinne, al coito, alla misura del suo cazzo, alla fidanzata troia, alle pippe, alle bambine ai giardinetti…
La cosa interessante è che in questo film la sua vita personale e il lavoro d’attore trovano vicendevolmente linfa vitale e Jerry si ritrova a vestire i panni di un povero sporcaccione semi-disoccupato che pensa solo ed unicamente alla fregna, alle zinne, al coito, alla misura del suo cazzo, alla fidanzata troia, alle pippe, alle bambine ai giardinetti…
Stranissimo esperimento anti-narrativo con al centro un pessimo attore comico prestato al grande dramma, così da spiazzare tutto e tutti…
e invece no: Calà fa cacà nonostante si vede c’abbia messo molto impegno, il montaggio è a dir poco spaesato, la regia da Mack Sennett, le musiche spesso intrusive e la storia vorrebbe ma non può.
L’unica cosa bella (si fa per dire) è questa Roma orrenda che fa da degno contorno alle miserie dei personaggi: triste, piena di macchine, grigia, popolata di esseri umani alla deriva psicologica e morale.
Ovviamente la Kritica ha schifato lo schifo romano ed ha invece amato le generose puppe della Ferilli, ma che ve lo dico a fare.
VOTO:
2 kritici e mezzo
Titolo inglese: Diary of a Maniac
Regia: Marco Ferreri
Anno: 1993
Durata: 94 minuti
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