The Tribe (2014)

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Nell’Ucraina indipendentista (e sempre più fascista) del 2013, in un istituto per sordomuti nel quale vige la regola del più forte e del maschilismo più basilare e animalesco, l’ultimo ragazzo arrivato deve fare i conti con gli inevitabili riti di iniziazione che lo porteranno a far parte di quelli che comandano e fottono o di quelli che subiscono e vengono fottuti.

Superate prove di forza fisica e di spavalderia delinquenziale, è accolto nel “giro giusto” e gli viene quindi affidato il compito di scorrazzare di notte con un furgone due studentesse dello stesso istituto (giovani abili mignotte) presso i camionisti della zona.
Sfortuna vuole che il povero stronzetto si innamori di una di queste e non riesca più a fare a meno di lei, impedendole persino di andare a lavorare.
Quando verrà confrontato dall’imminente partenza della ragazza verso l’Italia (dove presumibilmente continuerà a dare il culo), dovrà decidere cosa fare: se lasciar andare oppure no.

The Tribe (2014)

Sorprendente film d’esordio per l’ucraino Miroslav Slaboshpitsky, il quale si era già fatto notare per alcuni corti in giro per i festival (notevole Nuclear Waste del 2012), il film riesce nella difficile impresa di essere innovativo e tradizionalista allo stesso tempo.

Girato con attori sordomuti e quindi senza dialoghi, The Tribe rimanda ai grandi classici del cinema muto (opere capaci d’incantare esseri umani di ogni lingua e nazione) e al contempo vuole rompere irrimediabilmente con la cinematografia contemporanea, tutta volta alla parola.
Qui siamo sui terreni di Béla Tarr, immenso regista ungherese famoso per i suoi lunghissimi piani sequenza a seguire silenziosi personaggi in ambienti ostili e desolati; lo stile di Gus Van Sant per la sua trilogia sulla morte è direttamente ispirato a Béla, e questo The Tribe non è da meno.

Girato magnificamente con una cadenza d’orologio secondo la quale ad ogni sequenza corrisponde un’unica lunga ripresa, questo film riesce a dare ampio respiro visivo ad un pubblico troppo assuefatto al montaggio frenetico dei nostri tempi.
Mentre si assiste a quest’opera invece, si è obbligati a rallentare per prestare maggiore attenzione ed entrare così in relazione e con i personaggi, bisognosi della vista per essere in contatto l’uno con l’altro, e con l’Ucraina, un paese apparentemente orribile e senza più uno spirito morale, totalmente guidato dal rampantismo capitalista più sfrenato e becero e popolato da orde di teppistelli fascistoidi senza freni inibitori o valori morali a cui fare affidamento.

Nonostante The Tribe debba molto al neorealismo italiano, lo stile di recitazione a volte è marcatamente teatrale; non si capisce però se sia voluto, se sia colpa degli attori (non professionisti) o se sia il linguaggio dei segni, con la sua abbondanza di gestualità ed espressività volte a sopperire l’assenza del suono, la reale forza scatenante di certi balletti ipnotici di corpi che si muovono come fluidi o gas finalmente liberati dagli spazi angusti in cui gravitavano.

Parlare di un film come The Tribe non è facile, e forse far passare le emozioni che riesce a suscitare nel pubblico lo è ancora di meno; l’unica cosa che posso fare è consigliarlo caldamente a chiunque abbia un minimo di intelligenza, una regolare dose di pazienza e tanta voglia di scoprire un mondo ricco d’umanità totalmente ignorato dalla massa.

VOTO:
5 aborti clandestini

The Tribe (2014) Voto

Titolo originale: Plemya
Regia: Miroslav Slaboshpitsky
Anno: 2014
Durata: 132 minuti

I film sono visti rigorosamente in lingua originale.
Se ti senti offeso, clicca qui

Autore: Federico Del Monte

I was Born, I Live, I will Die

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