Animal Factory (2000)

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Nella gloriosa America, se ti pizzicano con la droga in tasca (non importa se per uso personale o no), ti mandano dritto dritto in prigione a fare la sposina frocina di immensi armadi dallo sguardo torvo e minaccioso.

E lì dentro spesso e volentieri non vieni riabilitato (cioè rieducato, perché i “campi di rieducazione” non sono appannaggio esclusivo delle dittature), ma bensì vieni rinchiuso con altre povere “bestie” inferocite e impaurite dentro quattro mura e se vuoi sopravvivere devi tirare fuori i denti e farti avanti finché vieni rispettato e vieni lasciato in pace e puoi vegetare in quelle quattro mura di merda e oppressione statale.

E tutto questo accade al ragazzetto Ron Decker, sbarbatello finito in carcere per spaccio di marijuana e diventato presto un pericoloso elemento carcerario con la protezione del rispettato prigioniero veterano Earl Copen.

Animal Factory (2000)
un veterano con una vipera passione per i ragazzetti sbarbatelli

Tutto questo viene ampiamente illustrato da Animal Factory, un bel film con interpretazioni molto realistiche di veri ex galeotti (tipo Danny Trejo) e pervaso da una spaventosa normalità osmotica tra autorità statali e autorità criminali, tanto normale che ci si comincia a chiedere quale sia il reale scopo del sistema carcerario e dove si ponga la linea tra “legalità” e “illegalità”.

Tratto dal romanzo omonimo di Edward Bunker, sorta di icona hollywoodiana di sofferta redenzione per il suo passato di criminale e la successiva carriera di scrittore di libri noir e sceneggiature cinematografiche (tra cui anche quella per questo film), Animal Factory segna il meritato ritorno alla regia per Steve Buscemi dopo lo splendido esordio con Trees Lounge.
Ambientato nel luogo simbolo della repressione statale e della perpetuazione della piramide sociale, la pellicola prende le distanze dai più classici film progressisti per abbracciare invece un più materiale e verificabile umanesimo; dentro la prigione ci sono gli amici e i nemici, non esistono gli individualisti, non c’è posto per le teste calde che fanno tutto da sole e si collabora come all’interno di un enorme organismo: ognuno ha un ruolo, un posto, un compito, una nicchia, un inizio e una fine.

La prigione è un crudo modello della società cosiddetta civile, con le sue regole e i suoi premi per chi non esce dal seminato… e forse c’è più umanità dentro il carcere che fuori.

VOTO:
4 teste calde individualiste

Animal Factory (2000) voto

Titolo originale: Animal Factory
Regia: Steve Buscemi
Anno: 2000
Durata: 94 minuti
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I film sono visti rigorosamente in lingua originale.
Se ti senti offeso, clicca qui

Autore: Federico Del Monte

I was Born, I Live, I will Die

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